giovedì 30 gennaio 2014

Ricordiamocelo sempre, quando si parla di FRUTTI

Specialità cattolica:
il sacerdote intermediario tra Dio e il suo popolo,
il Corpo di Cristo (che non è un cibo qualsiasi)
ricevuto umilmente e direttamente da un ministro di Dio



Specialità neocatecumenale:
il presbitero è un puro ornamento, un cameriere,
e il Corpo di Cristo viene distribuito e consumato
come se fosse un pasto qualsiasi e una bevanda fraterna,
come uno strumento che serve solo a simboleggiare l'unità



Sarà pure che il cammino dà tanti buoni frutti ma...
dà anche frutti molto velenosi: quelli liturgici e dottrinali.

Ricordiamocelo sempre!

martedì 28 gennaio 2014

Sulla necessità di riconoscersi peccatori

Una penitenziale kikiana:
frastuono, precarietà e chiasso
Hai mai sentito parlare della gratuità della Grazia? Pensi che qualche uomo, riconoscendosi peccatore, per questo suo "merito", abbia meritato la Croce di Cristo?

Ecco gli effetti di quella prima balorda catechesi kikiana sul fango/peccato del cieco nato (sulla quale sempre insisto, non perché sono un fissato - ho vari interessi - ma perché è il proemio alla vostra eresia): non c'è la Grazia della ri-creazione, si riconoscono i peccati! I farisei, allora, che si riconoscevano peccatori di tutto e di più, avevano fatto il primo passo? E gli apprendisti degli innumerevoli viaggi pagani iniziatici di purificazione, incontrarono Dio?

Ecco perché credo poco nel vostro incontro con Cristo: voi pensate d'incontrare il Signore "passo dopo passo" partendo dal riconoscervi peccatori. In realtà incontrate un povero cristo kikiano e un po' pelagiano, perché il Cristo dei Vangeli, il Signore, si mostra con la bellezza Gratuita della Grazia. Come con San Paolo.

Ti risulta che San Paolo abbia riconosciuto i propri peccati, prima di cadere (come nei dipinti, perlomeno metaforicamente) "da cavallo"?

Poi, sappilo Massimiano, chi ha incontrato veramente Cristo, dopo averlo incontrato, fa di più che riconoscersi peccatore: soffre il peccato. Di tanto in tanto, ci ricasca sì, ma sempre lo soffre. E si confessa con un vero sacerdote, recitando infine l'atto di dolore.

La "omega" rovesciata,
le fosse nere al posto degli occhi,
la benedizione con la mano sbagliata...
Voi sempre confondete la causa con l'effetto, voi invertite il simbolo, la croce, ogni corretto processo, ogni processione.

L'incontro con la Samaritana - allegoria simbolica dei pagani lontani - è invece più accessibile. Ti pare che la Samaritana abbia riconosciuto i propri peccati, prima di riconoscere Gesù? Oppure che Cristo le abbia detto: "Prima di attingere al pozzo di Giacobbe, riconosci i tuoi peccati"?

"Le disse Gesù: «Dammi da bere»". E' Cristo che per primo rivolge la parola, cosa che non avrebbe dovuto fare secondo i costumi, perché quella era una donna, per giunta pagana e samaritana.

E' sempre Cristo che si muove per primo, per Grazia. Poi, in questa dialettica divina, dopo che la donna l'ha chiamato "Signore" - e l'appellativo ha senso, nei Vangeli - dopo che la donna ha riconosciuto l'acqua che disseta per sempre, Gesù ragiona dei Baal.

Voi, neocatecumenali, non potete rovesciare le processioni, anteporre l'Amore al Logos, la comunità alla divinità, il Cammino alla Grazia.
(Lino)

domenica 26 gennaio 2014

«Abbandona il lavoro! Comincia a litigare in famiglia!»

Per volere di Dio un giorno ho deciso di Cresimarmi (considerate che mi sono cresimato quest'anno e ho 26 anni). Ho chiesto ad un mio cliente che sapevo frequentava la parrocchia, come fare per frequentare il corso di preparazione in orari serali. Lui mi disse dandomi un volantino che pubblicizzava "catechesi per adulti": "Stasera vieni qui e frequenta, poi ti faccio sapere...". Allorché quella sera andai alla catechesi. La cosa più strana per me fu che in quell'incontro di tutto si parlava fuorché di Cresima. Manifestai il mio dubbio alla persona che mi aveva portato alle catechesi ed egli il giorno seguente venne in negozio e mi disse che dovevo iniziare il corso di preparazione al Sacramento in un altro posto (e menomale che è andata così). Comunque spinto dalla curiosità ho continuato a frequentare le catechesi dell'Annuncio. La cosa iniziò, diciamo, a piacermi anche perchè mi avrebbe fatto piacere riavvicinarmi alla Chiesa, ma molte cose mi sembravano strane. Il resto è un po' complicato da spiegare ma gli eventi che sono accaduti mi hanno fatto capire che forse Dio mi stava scegliendo per qualcosa di grosso (bisogna parlare di persona di questa cosa). Al momento in cui fu annunciata la Convivenza dissi che non potevo andarci per via di problemi legati alla famiglia, al lavoro e poi avevo la mia festa di compleanno già preparata in discoteca per il 26 marzo.

Esponendo alla persona che mi aveva portato alle catechesi questi problemi, questi cominciò a farmi dei discorsi di chiamate, di interventi demoniaci nella mia vita, "ai tuoi nonni (90enni) ci pensa Cristo", "comincia a litigare in famiglia", "abbandona il lavoro", "è tempo di scegliere", "se lasci abbandoni Dio". In convivenza non ci sono andato e mi sono allontanato.
Ero rimasto molto perplesso e ci volevo vedere chiaro nella faccenda: magia di internet ed ecco ALTERINFO. Oggi posso pensare che quello di vederci chiaro nel Cammino e nelle altre realtà settarie sia il compito che Dio mi ha dato facendomi fare quell'esperienza diretta: oggi mi ritrovo con una fede più forte e non intendo per nessun motivo rinnegarla. Siamo in tanti uniamoci e, cristianamente, lottiamo... Il resto è sul forum del sito del CESAP.

Se volessimo aggiungere qualcosa a tutto quello finora scritto su questo forum, non basterebbe un libro... A quasi 1 anno dal mio "NO" al Cammino Neocatecumenale posso finalmente trarre le mie conclusioni. Uno studio approfondito che ho concluso grazie all'aiuto del CESAP, di Augusto Faustini, di Don Elio Marighetto, del mio Padre spirituale ecc., ha dato un senso alla mia vita (dopo tutto i catechisti del CN lo ripetono in continuazione questo fatto del senso della vita). In otto mesi di studio ho ascoltato le esperienze dei fuoriusciti, con i quali ho riallacciato un rapporto quasi amichevole sebbene quando ci incontriamo di tutto si parla fuorché di Gesù, ho rimesso in ordine la mia vita dopo la grossa batosta psicologica ricevuta alle catechesi iniziali ma soprattutto ho analizzato, laicamente parlando, i vari aspetti comuni a tutte le sette religiose... Non si può per nessun motivo privare l'uomo delle proprie libertà individuali. Nessun uomo e ripeto nessuno è nell'autorità di giudicare l'anima di un altro uomo... A questo ci penserà Qualcun Altro al momento opportuno ma su questa Terra ognuno deve agire secondo le proprie scelte individuali dopo essersi bene informato. Un pensiero va a coloro che oggi aderiscono ai Testimoni di Geova, a Scientology (ho appena finito di leggere la favola di Dianetics), allo stesso Cammino Neocatecumenale... Non vi chiudete in voi stessi!! Prima di gridare a squarciagola "Ce l'ho fatta, ho capito tutto finalmente!!!", informatevi fino ad avere le idee chiare e confuse allo stesso tempo. E' quello il momento in cui prenderete coscienza della vostra libertà e agirete secondo quello che dice il vostro cuore e saprete coscienziosamente separare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Accettare la minestra così come viene servita non è salutare e, in questo caso ci si può davvero trovare in un tunnel senza uscita... Questa è la mia esperienza......................................

venerdì 24 gennaio 2014

«Si sono dimenticati della misericordia»

Da parecchio tempo vi seguo per leggere le esperienze di altri neocatecumenali.

Anche io sono passato dalla strada del cammino anche se sono stato sempre critico, ma vi posso dire che sono il primo catecumenale ad essere buttato fuori dal cammino perchè ho detto ai mega catechisti di Palermo e per diretta analogia ai loro generali Romani che loro non erano nessuno durante la celebrazione Eucaristica, quello che avete scritto è tutto vero anzi verissimo, sono una setta non partecipano alla parrocchia ecc.

Per soldi si comprano il parroco che pur vedendo le ragioni reali, vere delle mie argomentazioni ha preferito per ignavia di farmi andare via, dopo 21 anni mi dice: ma non te la prendere. in parrocchia ci sono altre realtà.

Il cammino invece di formare nuovi discepoli per portare la parola di Gesù ai lontani, forma zombi
che come altri hanno detto, soggiaciono passivamente alle volontà dei catechisti auto incensanti.

Il comico UFO di Kiko a Porto San Giorgio
Ho fatto il corso di Teologia di Base e per loro era inutile anzi negativo per il cammino, sono stato a Loreto ed a Porto San Giorgio dentro il disco volante in quei giorni li c'era pure il famoso Kiko che dall'alto della sua santità non si è permesso di venire a darci il benvenuto perchè come dissero i suoi generali catechisti era in riunione, povero uomo sempre indaffarato a pensare al prossimo.

Quello che l'articolo riporta, nello stralcio sotto mi è capitato personalmente, si sono messi in fila e il capo generale catechista armato di diritto Divino disse: ”Noi catechisti siamo ispirati dallo Spirito Santo e quello che diciamo è la verità.”

I miei ex fratelli che sono scritti sulla Bibbia non esistono più, la mia vera “famiglia” che era il cammino si è dissolta, per fortuna e grazia di Dio, i miei figli non fanno parte del cammino e mia moglie mi ha seguito ed è Felice e Serena, non siamo usciti dalla chiesa è amiamo il nostro Vero ed Unico Dio.

La cosa più bella è che i mega super santi catechisti di Palermo armati di santa santità si sono dimenticati della misericordia e armati di puro egoismo non possono andare dalla pecorella smarrita per riportarla all'ovile come la parabola del buon pastore, lascio le 99 per cercare la smarrita.

Il mega responsabile della mia comunità ubbidendo ciecamente all'ordine di impedirmi l'accesso alle celebrazioni della mia comunità un giorno mi ha incontrato ed è scappato, sottolineo scappato.
Potrei raccontare tanto dei miei 21 anni di cammino, spero proprio che la Chiesa apra gli occhi e allontani dalla Vera Chiesa questi che ne stando fondando una parallela disegnata e fatta per i proprio interessi e non per la Gloria di Dio, ho fede è so che questo accadrà ma al momento tanti poveri uomini, donne e ragazzi vengono rovinati per sempre da questa setta, perchè non hanno il mio carattere forte.

Posso testimoniare che moltissimi Sacerdoti della mia diocesi sono assolutamente contrari alla setta neocatecumenale e che sono fortunatamente poche le parrocchie che hanno sfortunatamente il cammino e spero sempre meno.

Se riterrete di pubblicare questa mia, fatene buon uso per il resto Viva Sempre il Nostro Meraviglioso DIO.
(da: Giuseppe)



Giuseppe non è il primo ad essere stato "cacciato". Anche a me, come dissi altre volte, capitò la stessa cosa.

Anche io, dopo essere stato mandato via (dopo oltre 15 anni spesi in parte itinerante per il mondo, un c.d "carisma" all'interno della mia comunità di allora), dopo di questo nessuno (ripeto perchè sia chiaro nessuno) della mia ex comunità mi ha più cercato.

Soltanto io, nei primi anni, cercai di chiamare le persone con le quali ero più intimo. Li andai a trovare a casa, portavamo regali ai bambini delle loro famiglie (poveri innocenti, non voglio pensare alla loro vita futura dentro quella setta!).

Mai una telefonata, mai un chiederci "come state?" a me ed alla mia famiglia. Cosa spinge la psicologia di una persona a comportarsi in questo modo con gente con le quali hai condiviso tanto solo pochi mesi prima?

Sono deluso ma non triste. Credo che il loro pensiero sia quello che qui si è descritto in tanti post e non aggiungo altro e né mi stupisco più di tanto.

Mi rendo conto, comunque, che le persone che ho visto erano abbastanza infelici di fondo: per un nc Dio è uno che ti manda le disgrazie, che "opera" attraverso la croce. La loro vita di penose formalità da svolgere è strumentale alla loro "salvezza", chi ne è fuori "non potrà mai capire la bellezza dello stare assieme ai fratelli" come disse un catechista un giorno.

I nc non è che non hanno misericordia, per loro chi non è nel cammino è perso. Non potrà mai aspirare alla vera "misericordia del Padre (neocatecumenale)".
(da: C.)

mercoledì 22 gennaio 2014

I cosiddetti "catechisti" e l'obbedienza distruttiva

KIKO ARGUELLO, I CATECHISTI E L’OBBEDIENZA DISTRUTTIVA

Breve riflessione scientifica su un aspetto molto discusso del Cammino Neocatecumenale


"Kiko si vuole incontrare con te":
striscione neocat per adescare adepti
presso una saletta parrocchiale
Nelle convivenze d’inizio corso, ai nuovi aderenti al Cammino Neocatecumenale viene svelato il vero scopo alle quali erano rivolte quelle catechesi parrocchiali per adulti tanto promosse dal parroco e da quelle persone che “tanto si vogliono bene”. I neofiti vengono iniziati ai primi riti, all’Eucarestia (secondo Kiko), istruiti sul bisogno di dare e ricevere amore (ai/dai fratelli delle comunità ovviamente), a come difendersi dagli attacchi provenienti dall’esterno delle comunità, ecc.

C’è un aspetto, tuttavia, di questo indottrinamento che mi ha suscitato parecchia curiosità: viene rivendicato dai catechisti il diritto all’obbedienza. Già Kiko Arguello nel suo direttorio catechetico riporta: “Ubbidite ai vostri catechisti”, “Chi dice di no ad un catechista, dice di no a Dio”.

Sebbene nelle varie realtà settarie le dottrine sono sempre più variopinte, il diritto all’obbedienza a guru e santoni, è comune a tutte. I Testimoni di Geova, per esempio, vincolano all’obbedienza agli anziani, al Corpo Direttivo (il cosiddetto Schiavo); Scientology al cappellano di comunità, alla Sea Org; le varie psicosette pseudoreligiose ai loro leader e incaricati.

Ciò che accomuna tutte queste personalità carismatiche è il sentirsi investiti (molto spesso è autoinvestitura) di un incarico divino. Lo Schiavo è il canale di Geova sulla Terra, Ron Hubbard è riuscito a scoprire di avere eccezionali poteri esercitando il libero controllo sul suo spirito, Kiko Arguello ha ricevuto un incarico addirittura dalla Madonna (che giusto per ringraziarla la chiama semplicemente Maria), di conseguenza tutti i suoi catechisti sono angeli del Signore e ispirati dallo Spirito Santo, dotati quindi del dogma dell’infallibilità. Di conseguenza questi ultimi possono pretendere assoluta obbedienza dai loro rispettivi sottoposti.

Fondamentalmente, il richiamo all’obbedienza non è controproducente per l’individuo, anzi, siamo soliti vedere i figli che ubbidiscono ai genitori per imparare l’educazione, l’alunno che ubbidisce all’insegnante per imparare e rendere un buon profitto scolastico, l’impiegato che ubbidisce al suo capo ufficio per far si che l’azienda sia sempre al passo con i ritmi di lavoro e, perchè no, anche il bambino che ubbidisce al proprio catechista per comprendere meglio la fede. Ma il problema fondamentale non è tanto l’obbedienza, ma quanto si possa abusare della propria autorità violando il foro interno della persona.

Sono neocatecumenali
e non dicono chi sono:
ma c'è sempre uno
sgorbio di Kiko...
Apriamo dunque una parentesi scientifica sull’argomento analizzando quelli che sono gli aspetti della cosiddetta obbedienza distruttiva. Le ricerche di Milgram sull’argomento dimostrano come “uomini, collocati a livelli superiori di una organizzazione gerarchica o della scala sociale o che possiedono un prestigio o un potere anche solo presunto, possono indurre con facilità gli altri individui ad atteggiamenti di acquiescenza acritica, di deresponsabilizzazione anche di fronte a comportamenti gravemente lesivi dell’integrità psichica e fisica degli altri esseri umani”. Ciò è dimostrato da un esperimento effettuato dallo stesso Milgram su alcuni soggetti consapevoli che lo scopo della ricerca era quello di dimostrare l’effetto della punizione sull’apprendimento. Il compito da svolgere era “inviare scariche elettriche di un intensità crescente (mediante una serie d’interruttori posti su un pannello) ad una persona tutte le volte che falliva nel suo compito”. Le scosse variavano da un minimo di 15 volts ad un massimo di 450 volts. Ovviamente il soggetto sottoposto all’esperimento era un complice dello sperimentatore che sbagliava il compito di proposito, ad apparecchio disattivato, simulando situazioni di urla e pianto fino ad implorare l’interruzione del test. Il compito dello sperimentatore era quello di farsi ubbidire, in questo caso, a far continuare l’esperimento anche se il soggetto mostrava disagio manifestando il desiderio di interromperlo. Il risultato finale fu questo: la maggior parte dei soggetti hanno portato a termine il compito pur provando una forte sensazione di disagio e angoscia. “Il desiderio di ribellarsi non ha la forza di concretizzarsi in un netto rifiuto”. I soggetti invece che hanno interrotto l’esperimento hanno manifestato la loro reazione vincendo la timidezza esternando dubbi e paure. Utilizzando le parole di Milgram “per passare dal dubbio interiore alla esteriorizzazione del dubbio sino al dissenso, alla minaccia, alla aperta ribellione c’è un lungo e difficile cammino che solo una minoranza di soggetti è in grado di compiere fino in fondo”.

Passiamo quindi all’atto pratico confrontando le considerazioni teoriche appena fatte, applicandole all’argomento oggetto della nostra discussione. Partiamo dalla definizione sopracitata: chi sarebbero queste personalità carismatiche nel Cammino Neocatecumenale che si sentono investite di un presunto potere tale da poter esercitare comando sui semplici frequentatori di questo movimento pseudocattolico? Se consideriamo la struttura gerarchica del Cammino, al vertice troviamo il suo fondatore: Kiko Arguello. Ma per comprendere meglio, è giusto soffermarci su un modello più elementare che sono le singole comunità: chi si occupa d’impartire le catechesi oralmente trasmesse dal “leader maximo”? I catechisti. Chi conferisce a codesti individui questa speciale investitura che permette di poter far fare loro “il bello e il cattivo tempo” sui semplici adepti i quali subiscono in modo acquiescente e acritico nel nome di un ideale che può essere comunque raggiunto senza usare tanta aggressività? Kiko dice che i suoi catechisti hanno lo Spirito e parlano a nome di Dio, e come tali vanno ubbiditi, ma in nome di quale particolare sacramento? Da uomo di fede, ma soprattutto razionalista, non sono a conoscenza di nessun rito particolare nella Chiesa che conferisca a semplici laici autorità sugli altri fedeli. Possiamo forse appigliarci al sacramento della Confermazione (la Cresima), ma lo abbiamo più o meno tutti noi cristiani adulti e non ci dà nessuna autorizzazione a pretendere obbedienza da coloro che non lo hanno ricevuto o ne sanno meno di noi sulla fede. Degno di nota anche il sacramento dell’Ordine Sacro ma i catechisti non sono sacerdoti. Da quel che mi risulta comunque un ministro della Chiesa Cattolica non è autorizzato a pretendere obbedienza dal fedele ma al massimo può invitarlo a seguire quanto più possibile le direttive da essa emanate. A cosa serve dunque l’obbedienza indotta e pretesa tramite l’esercizio del controllo mentale? Generalmente serve ad assoggettare l’adepto al volere della comunità (per modo di dire) al fine di raggiungere determinati scopi soprattutto a livello economico. Ci si fa scudo del Testo Sacro per estorcere denaro in cambio di un “tesoro in cielo” come disse Gesù. In realtà i ricavi delle collette e della tanto pretesa decima, servono non tanto ad aiutare i poveri ma a sostenere le cause del movimento: le convivenze, i raduni, l’evangelizzazione itinerante (neocatecumenale), le famiglie numerose legate alle comunità soprattutto per essere sfamate (generalmente sono famiglie di catechisti), ecc. L’obbedienza pretesa dai catechisti serve anche a condizionare le scelte di vita soprattutto dei giovani. A circa 25 anni devi fare delle scelte che loro t’impongono: il matrimonio (possibilmete endogamico) o la vita religiosa, perchè rimanere single nel Cammino Neocatecumenale è sintomo di disordine sessuale. L’adepto vincolato all’obbedienza tende ad assumere lo stesso comportamento anche nei confronti del prossimo che manifesta dubbi e incertezze sui metodi utilizzati. Si viene invitati a non pensare con la propria testa, a fidarsi del Cammino e a ubbidire al catechista anche quando sembra essere incoerente nel modo di agire. L’esperimento di Milgram ci ha dimostrato come solo una minoranza riesce a vincere la propria timidezza e a ribellarsi. L’aver disubbidito al catechista comporta generalmente una situazione di sensi di colpa che in pochi casi sfociano in vera e propria ribellione. Molti sono convinti di mettere in gioco la propria salvezza e di essere stati spinti a disubbidire da chissà quale influenza demoniaca. “Il diavolo ti sta tentando, vuole allontanarti dal Cammino!!!!”, è la frase ricorrente. Molti altri invece, manifestano dubbi e incertezze ma non riescono ad esternarli. Prendo la mia esperienza come esempio: qualche giorno prima della celebrazione penitenziale, ci fu detto dai catechisti che il venerdì successivo ci sarebbe stata una celebrazione con relativa confessione collettiva. Ho subito pensato ad una confessione pubblica anche se non è stato così (ma sarebbe successo di lì a poco sicuramente). Sebbene la situazione mi abbia provocato un certo disagio non sono stato capace di oppormi al volere dei catechisti. Successivamente ho avuto però la forza di ribellarmi e manifestare le mie perplessità. Bisogna tener conto che quello che è successo a me, è avvenuto in un’arco di tempo molto breve. Milgram si è riferito anche a soggetti che hanno manifestato il sentimento di ribellione anche a distanza di anni. Quante persone nel Cammino Neocatecumenale hanno disertato dopo ben 20 anni? Cosa ha spinto queste persone ad abbandonare questa esperienza giudicata bellissima dagli stessi neocatecumenali e dai profani che osservano dall’esterno delle comunità? Altri esempi di situazioni di disagio si possono riscontrare nel momento in cui si è invitati a fare la preghiera spontanea davanti agli altri compagni di Cammino. Molte persone sembrano infastidite dalle pretese dei catechisti ma subiscono in silenzio. Si fa complice poi la psicologia profana che si basa sul consenso degli altri: “Se lo ha fatto lui, perchè non dovrei farlo io?”. La realtà è che come in tutte le realtà settarie, c’è sempre una catena di Sant’Antonio che porta al leader, nel nostro caso a Kiko. Le parole di Kiko hanno una valenza superiore a quelle del Papa anche se si dimostra palesemente ignorante in materia teologica. Egli chiama a raccolta il popolo in Cammino, le sue direttive vengono osservate senza discutere (pensiamo alla chiusura dei siti internet favorevoli al Cammino e il restiling di altri che si sono conformati il più possibile ai restanti siti cattolici). Possiamo dunque affermare che anche gli stessi catechisti sono delle pedine che ubbidiscono incondizionatamente al loro capo supremo? Io direi proprio di sì.

In conclusione: abbiamo analizzato e dimostrato come una persona, nonostante i propri disagi, possa continuare ad ubbidire a direttive distorte pur essendo consapevole di questa distorsione. Un banale esperimento può essere utilizzato a titolo esemplificativo e applicato in diversi contesti, nel nostro caso ai neocatecumenali. In definitiva: come può un istituzione millenaria come la Chiesa Cattolica tollerare questo genere di comportamenti che fomentano all’interno di essa? Perchè le gerarchie ecclesiastiche, pienamente consapevoli, non si pronunziano ancora contro questa gente (il fondatore in primis) che mira soprattutto alla gloria personale e non alla “salute” del gregge di Dio?

Questo scritto non vuole solo essere uno dei tanti strumenti informativi, ma soprattutto vuole essere un appello alle persone competenti affinchè ascoltino il grido di giustizia di tanti individui profondamente distrutti nell’anima dall’esperienza distruttiva nel Cammino Neocatecumenale.

***

Riferimento bibliografico: Renzo Canestrari – Psicologia generale e dello sviluppo – Vol. I pag. 438 Finestra I – L’obbedienza distruttiva.

lunedì 20 gennaio 2014

Il "ruolo" dei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali

Il problema non sta nei singoli, ma in tutto il sistema. Il sistema prevede che il catechista interroghi i singoli di fronte alla comunità sulla decima.

Guarda, ti dico che io stesso non ci volevo credere, quando più di un anno fa approdai su questo blog, poiché la mia comunità faceva la decima solo da pochi mesi. Infatti sapevo che "la destra non sappia quel che fa la sinistra". Ma poco tempo dopo ci fu una convivenza in cui i catechisti vennero a farci visita, e cominciarono con gli interrogatori: vai in comunità? dai la decima?

Il mio catechista per altro è una bravissima persona, lo conosco da quando sono piccolo, conosco tutti i suoi figli, alcuni dei quali frequento regolarmente. Ma quando impersona il ruolo di catechista tutta la sua bontà e sensibilità non c'è più, perché lui deve chiedere determinate cose e agire in un ben determinato modo, e se non lo fa ci sarà un catechista al suo fianco che lo richiamerà a seguire la linea imposta dagli orientamenti, e probabilmente prima o poi verrà defenestrato.

Il problema non è la persona del catechista, ma il ruolo stesso che questa persona ha nel cammino. E che si tratti solo di una deriva degli ultimi anni ho seri dubbi.
(da: Sebastian)


E' vero!! I catechisti quando venivano a visitarci ci chiedevano sempre, ad uno ad uno, se facevamo la decima...un fratello disse che non se la sentiva di farla perchè non in comunione con la Chiesa (per lui la comunità)!! Fu ripreso con parole molto violente...tra cui "ancora non ti sei convertito" ??....all'epoca il responsabile della mia ex-comunità (eravamo alla Preghiera) aveva confidato ad un fratello (e quest'ultimo poi lo confido' a me) che si dispiaceva perchè non poteva dare la decima a determinati fratelli...perchè non bastava per tutti...facendo anche i nomi!! gli ricordai la frase al fratello: "la destra non sappia quello che fà la sinistra!!...lui non fece una grinza...veramente strabiliato da questa fede adulta.....

Stupendo anche l'articolo "KIKO ARGUELLO, I CATECHISTI E L’OBBEDIENZA DISTRUTTIVA"...rammento che nel periodo degli scrutini del 2° passaggio, i fratelli della prima comunità, (fratelli di comunità dei miei catechisti), mi ripetevano, in maniera martellante, le stesse parole (versione registrazione call-center automatica): affida la tua vita ai catechisti..abbandonati a loro..adempi a tutte le consegne... etc etc.

In questi 17 anni di cammino mi pento di aver ascoltato inerme i "tormenti" dei catechisti..che ancora oggi mi mettono in una condizione di angoscia, turbamento..ed anche quelle volte che non li ho ascoltati mi riportano a galla sensazioni di colpa..che Dio non mi accetta piu' proprio perchè non li ho ascoltati (inganno del CN)..che non sono piu' gradito da Lui!!...l'unica mia speranza per riprendermi sono le armi come la Confessione, l' Adorazione, il Rosario e andare a Messa....tutto cio' mi mette PACE, aiutandomi a vedere Dio come un Padre Buono, Tenero e Misericordioso che mi accoglie sempre!!
(da: FINALMENTE LIBERO)

sabato 18 gennaio 2014

Nei confronti del Papa

Foto 1: i Francescani dell'Immacolata ubbidienti al Papa che ha firmato il commissariamento del loro ordine:



Foto 2: l'iniziatore del Cammino Kiko Argüello con le braccia conserte al momento della Comunione: non solo un atto di disprezzo verso il Santissimo Sacramento, ma anche un gesto di ostilità e sfida al Papa che gli ha comandato di celebrare la liturgia secondo le norme valide per tutta la Chiesa:



Ricordiamo che mentre i Francescani dell'Immacolata celebrano in modo degno la liturgia (ed è stata proibita loro la liturgia "tridentina" approvata per tutta la Chiesa), Kiko fa celebrare ai neocatecumenali una liturgia zeppa di strafalcioni e di abusi ("comunione seduti", tavolone ipertrofico, bislacca hannukkià a nove fuochi, calici a forma di insalatiera e ostie a forma di pagnotta, sedie, leggii, coprileggii, tutto designed by Kiko).

giovedì 16 gennaio 2014

«Nel Cammino si fa così»: comunione obbligatoria anche agli atei

Una ragazza che conosco ha il fidanzato i cui genitori sono neocat. Il fidanzato ne è uscito sia per scelta personale travagliata e mai accettata, sia perchè ora lavora a 1000 km di distanza dalla comunità dei suoi genitori.

Una tipica "Prima Comunione" neocatecumenale
Quando fu celebrata la Prima Comunione della sorellina di lui, la ragazza di cui parlo fu invitata alla celebrazione e sebbene dichiaratamente atea fu obbligata a prendere l'Eucarestia e a bere dal calice, come lei mi ha spiegato, dicendo che si era rifiutata e si sentiva a disagio (e meno male che almeno gli atei si sentono a disagio..) ma è stata forzata a farlo poichè le hanno detto che "si deve fare così" , quindi spingendola a fare un evidente, chiaro e pubblico sacrilegio.

Quando le ho spiegato che quell'atto era tale, lei era confusa perchè evidentemente combattuta tra il suo non credere in Dio e il mio sconcerto di fronte a un evento di tale gravità...
(da: Ele)


Mi associo a quello che ha testimoniato Ele,ti racconto di una veglia di Pentecoste dove insieme ad altri amici che non facevano parte del cnc fummo invitati ad un battesimo (le uniche celebrazioni nc a cui possono partecipare i non nc sono due la Veglia Pasquale e quella di Pentecoste, quella notte le porte delle salette dovrebbero essere aperte), veniamo al momento della comunione, un mio amico al mio fianco si comunica con il pane azzimo, al momento della coppa cioè al passaggio del Vino consacrato si rifiuta, fa cenno con la mano di passare oltre ma l'accolito si ferma lì ad insistere perche' il mio amico beva, ne esce un piccolissimo battibecco fra il mio amico e l'accolito tanto da attirare tutta l'attenzione dell'assemblea da quella parte, alla fine l'accolito va via ma il mio amico viene "fucilato" dalle mille occhiate di traverso da parte di tutti i nc, immaginatevi le mormorazioni di quest'ultimi e che Pasqua.....

Sai quale è il bello caro neocat? il mio amico non aveva bevuto perchè ammalato ed infetto quindi si era comportato educatamente e civilmente nel rifiutare il Vino consacrato......
e Voi che ci avevate visto il demonio.........
(da: ODG)

martedì 14 gennaio 2014

I "nuovi" cattolici?

Evidenziamo alcuni passaggi dall'articolo "Neocatecumenali: i nuovi cattolici" pubblicato su QT numero 4, aprile 2013. L'articolo completo è leggibile sul sito web QT - Questo Trentino.


Neocatecumenali: i nuovi cattolici

Il santino di san Kiko,
col suo marchio aziendale in alto
Sorride Kiko, accanto alla mite figura di papa Ratzinger, nella pubblicità del suo libro autobiografico “Il Kerigma”.

Rovistando in edicola, m’imbatto in questa immagine rassicurante, che suona come garanzia di un gruppo spirituale ortodosso, benedetto da Santa Romana Chiesa. A Trento, nella parrocchia di San Giuseppe, che accoglie la comunità neocatecumenale, non c’è traccia in bacheca della loro messa, che si celebra il sabato a tarda ora. Girovagando in una serata con pioggia scrosciante, trovo la porta della chiesa serrata. Un fascio di luce attira i miei occhi nei locali dell’oratorio. Uno squarcio che si apre fra lunghi tendaggi mi offre uno sguardo fugace su un ampio locale affollato. Di primo acchito penso a un incontro conviviale di famiglie con tanti bambini. Tutti sono seduti a semicerchio attorno a un grande tavolo agghindato con tovaglia bianca, fiori freschi e un grosso cero. A lato spicca un crocefisso di semplice fattura e la figura di un prete seduto silenzioso su un trono, un po’ in disparte. Appena un seguace si accorge dell’intrusa che sta sbirciando, si alza e mi lancia un’occhiata sinistra. Capisco che non è il caso di intrufolarmi in una cerimonia che trasuda un’atmosfera un po’ esclusiva. Torno a casa con un tarlo in testa: quel che ho visto mi pare un incontro spirituale innocuo, gestito dalla comunità, per di più con la vigile presenza di un prete. Non sarà che ho preso un abbaglio? Eppure i guasti di quest’organizzazione sono impressi nelle voci di migliaia di fuoriusciti. Basta aprire le pagine dei corposi libri di don Enrico Zoffoli o don Elio Marighetto, che hanno denunciato a vescovi e alti prelati le eresie del movimento, per toccare con mano le odissee che produce il cosiddetto “Cammino”. Oppure dare uno sguardo ai siti che raccolgono gli ex militanti per squarciare la luccicante facciata. Mi chiedo cosa spinge gli adepti a seguire un cammino spirituale impegnativo, lungo molti anni, sulle orme di Kiko. Un profeta spedito da Dio per dare uno scossone alla Chiesa e riportarla alle origini, smacchiandola da ogni idolatria e paganesimo. Una fucina che forgia cristiani di serie A. Perché solo gli eletti, fedeli alla dottrina del leader e dei suoi discepoli, i catechisti, potranno salvarsi. Solo gli eletti potranno scrivere alla fine del Cammino il proprio nome sulla Bibbia. Tutti gli altri ingrosseranno le truppe dei cristiani della domenica.

Anna ha scelto di non essere una cristiana della domenica. Nella sua casa dove ogni cosa è al suo posto, non ti aspetti di trovare cinque bambini che scorrazzano allegri ovunque. Alle pareti le immagini dei figli tracciano le impronte della loro crescita. Un’altra foto grande, al centro della stanza, fissa un altro percorso. È la guida spirituale di Anna: Kiko Argüello. Lei storce il naso quando parlo di “movimento”, vuole che si parli di comunità: “Avevo quasi chiuso le porte della chiesa, ci andavo ormai occasionalmente trascinando le gambe e la testa. Eppure il vuoto lo avvertivo, perché nella mia famiglia siamo sempre stati credenti ferventi. Poi un parente mi ha parlato di questo Cammino. Forse io avevo proprio bisogno di aggrapparmi a un gruppo per vivere una cosa forte, per sentire una fede autentica. Certo il percorso è impegnativo, ma almeno non mi sento più passiva. Le nostre messe risvegliano emozioni perché sono arricchite dal ritmo dei canti e dal racconto delle nostre esperienze. Ognuno di noi si mette in gioco.Anche il fatto di aprirmi a un gruppo più ampio mi dà sicurezza, conforto, consiglio. L’ambiente è molto caldo, tra fratelli ci si ama. A volte è tutto”.

Una sedia di plastica trasparente
in esclusiva per il deretano
dei presbiteri kikiani R.M.
La catechesi di Kiko fa breccia nel cuore di molti seguaci. Al motto “Evangelizziamo il mondo”, Kiko diffonde la propria interpretazione delle Scritture. Eppure più di un’ombra si addensa dietro questa organizzazione piramidale. Lo spiega in modo eloquente Luca, un ex adepto cinquantenne che ha alle spalle 15 anni di Cammino: “Al vertice c’è Kiko, che decide ogni cosa ed è venerato più del Papa. Vive in un grande loft poco distante dalle mura vaticane. È un laico, un pittore, a un certo punto del percorso ogni adepto deve comprare un suo quadro. Tutti gli ornamenti liturgici sono disegnati da lui. È affiancato dall’ex suora Carmen Hernández, esperta in teologia, e dal sacerdote Padre Mario Pezzi, garante dell’ortodossia del Cammino. Sotto ci sono i catechisti, quelli che operano nelle parrocchie, facendo il lavoro di manovalanza - spesso è gente rozza - poi ci sono i catechisti regionali, infine c’è Roma. La catechesi è segreta, con un percorso a gradi. Kiko si rifà alla tradizione ebraica, più che a quella cattolica, anche nei canti. Nelle sue interpretazioni però è attento a mettere postille che riportano al cattolicesimo.
I seguaci prendono come oro colato questa catechesi che è ripetuta a memoria, senza poter fare domande, anche negli aneddoti che Kiko racconta per far sorridere. I catechisti non svelano l’arcano, col pretesto di non guastare il misticismo di questo dono del Signore. In realtà sanno che molti raddrizzerebbero le antenne. Quando ti sarà svelato il tuo lavaggio del cervello sarà già avanzato. È una specie di stupro mentale per soggiogare intere famiglie”.

Siamo tutti peccatori

Che cosa può fare l’uomo se non peccare? Può solo rubare, invidiare, essere geloso. Un uomo che si è allontanato da Dio è in balìa dei demoni e del maligno, dunque come potrebbe fare il bene? Perché allora dovremmo appiccicargli delle colpe se ha una natura corrotta? La dottrina di Kiko ha un’impronta pessimistica dell’uomo, ma indica la strada per salvarsi: se non puoi evitare il peccato, riconosciti peccatore. Un brivido mi corre lungo la schiena quando apprendo le tecniche dei neocatecumenali per penetrare negli abissi del male. Una lama che affonda nella vita intima di ogni seguace a caccia dei particolari più scabrosi. Perché ognuno ha qualche scheletro nell’armadio e deve farlo uscire davanti a tutti i fratelli. Sottoporsi a questa gogna pubblica serve per balzare ad un grado superiore del Cammino, ad un passo dalla salvezza. Si tengono degli incontri a porte chiuse che hanno il sapore di un’inquisizione, guidati da catechisti inclini a mettere il dito nella piaga. Perché solo loro sanno fiutare in ogni adepto i segni della fede.

Luca è irrefrenabile quando tocca questo vissuto: “Esiste una confessione, detta penitenziale, ove in una stanza ci sono alcuni sacerdoti, e ogni fratello a turno va a parlare singolarmente con il prete. Poi, verso il quinto anno, c’è una tappa del Cammino che si chiama scrutinio. Qui Kiko ha predisposto nove domande cui il seguace deve rispondere. Dovevi spiattellare la tua vita prima del Cammino e gli idoli - le passioni, i vizi - ai quali ti sottomettevi. C’erano racconti di aborti, di adultèri, di droga. Magari, se tua moglie non faceva sesso con te, i fratelli la riprendevano perché non si apriva alla vita. Chi parlava poco rischiava di non superare questo passaggio. Il motto era: se non sei nella verità, non puoi conoscere Cristo e resti preda del demonio. Dopo cinque anni con i fratelli inizi a spaventarti, pian piano si dice tutto. Lo fa anche il prete. Tu pensi di esserti liberato, invece ti ritrovi spogliato della tua dignità, perché ormai tutti sanno quello che sei”. La frase martellante “Sono un peccatore” risuona nella testa di ogni adepto, lasciando una scia di turbolenze nell’anima. “Ho visto gente piangere, o andare in cura psichiatrica - rammenta Luca -. Un uomo si è tagliato la gola dopo anni di Cammino”.

Denaro: sterco del demonio

...Ogni adepto ad un certo punto
deve comprare un dipinto
dell'iniziatore Kiko...
“Non sono mai stata una persona superficiale. - racconta Anna, una seguace – Però attraverso questo percorso mi percepisco in modo nuovo, sono meno legata all’apparire e capisco quali sono le cose importanti. Ora sono dentro la fede e mi sento più libera. Prima avevo una felicità effimera”. Quando sento questa frase, un monito di Kiko mi ronza in testa: ”Dovrete accettare che amerete Dio più del denaro”. Perché Dio non ammette due padroni e ogni adepto, se vuole entrare nel Regno, si trova di fronte a questa scelta. Può inseguire senza felicità i suoi idoli: denaro, lavoro, figli, marito, moglie. Oppure abbandonare il suo Io e vivere con quello che Dio gli offre. Dalle testimonianze dei fuoriusciti colgo che questo non è un consiglio ma un ordine. Un’obbedienza che è passata ai raggi X con apposite sedute per sondare se il seguace ha tagliato i ponti con le sue idolatrie. Se attraverso il Cammino ha cambiato davvero pelle, gettando alle ortiche l’uomo vecchio. Ogni seguace, giunto a una certa tappa del percorso, sente sul collo le pressioni psicologiche per cedere qualche bene all’organizzazione. Con una scia di conflitti accesi in famiglia qualora il partner non veda di buon occhio la scelta. “All’inizio – chiarisce Mario, un ex adepto quarantenne – si fanno offerte mensili o qualche colletta. La botta arriva alla seconda tappa del Cammino, il cosiddetto scrutinio. L’attaccamento al lavoro è visto come una cosa brutta, anche se il cristianesimo non lo condanna. Il dio mammona è l’origine di tutti i mali e te ne devi staccare. E devi dimostrarlo con un gesto forte. In uno di questi passaggi, come responsabile, raccolsi 66 milioni di lire fra 42 fratelli. So di gente che ha donato case e terreni. Dopodiché ogni mese un decimo dello stipendio verrà versato in una busta. Anche la baby sitter che guadagna 200 euro al mese, tanto Dio provvede. Un terzo della raccolta va agli arredi liturgici, 1/3 ai poveri però della stessa comunità neocatecumenale, infine 1/3 ai catechisti”. L’ingranaggio della macchina organizzativa va continuamente oliato man mano che lievitano gli adepti. C’è bisogno di foraggiare i propri seminari “Redemptoris Mater”, che sfornano pattuglie di nuove leve che avranno l’onore di utilizzare una sedia che Kiko ha disegnato in esclusiva per loro. Altri rivoli di denaro arrivano alle famiglie itineranti, inviate nei luoghi più sperduti del mondo per diffondere la catechesi. Seguo il video di un vecchio raduno in cui Kiko chiama a raccolta queste truppe. Le invita a farsi sentire in un vociare chiassoso che crea un’atmosfera effervescente. In alto si staglia il profilo di Papa Wojtyla, che sembra rapito da questa marea umana. Loro sono già pronti a partire, aspettano solo un cenno: la sua benedizione. Mara, una fuoriuscita trentenne, puntualizza con la sua voce vibrante: “Nei paesi non fanno alcuna beneficenza. Il movimento richiede solo di catechizzare, non di fare volontariato”.

La tela del ragno
Agiografia
di san Kiko

Aleggia un’atmosfera di segretezza nelle comunità neocatecumenali. È davvero difficile capire cosa si cela fra le loro mura. Non solo perché i riti sono celebrati per lo più separatamente dal resto dei cattolici, con propri addobbi e liturgia; c'è anche un ammonimento delle guide spirituali a non spifferare niente a chi sta fuori, perché, come dice Kiko, si spaventerebbero. Un osservatore esterno può partecipare a un primo ciclo di catechesi, ma trova la porta sbarrata nelle successive tappe, quelle a stanze chiuse. Se l’esperienza spirituale si capisce solo vivendola, molte impronte sono lasciate da chi ha abbandonato il gruppo. Un fuoriuscito è visto come una spina nel fianco dall’organizzazione perché squarcia il velo di silenzio e può contaminare con influssi negativi chi rimane dentro. Dalla loro testimonianza, però, possiamo carpire come si tesse la tela del ragno, comune a molti gruppi settari, che intrappola i seguaci. Con una dottrina martellante protratta con riunioni a tarda notte che ti toglie il respiro. Perché la comunità, che è l’incarnazione di Dio, diventa la tua vera famiglia. Tutto il resto - coniuge, figli e carriera - può aspettare. “La comunità ti coinvolge senza che te ne accorgi - spiega Luca -. Gli impegni settimanali come responsabile lievitano, finché ti prende a 360 gradi. Anzitutto devi essere sacerdote nella tua famiglia, perché se non riesci a convertire tua moglie sei un fallimento e rischi di uscire. Poi dev’esserci una totale apertura alla vita, al generare, perché i figli sono un dono di Dio. Se sei sposato da un po’ e non arrivano, o dichiari la tua malattia, oppure i catechisti iniziano a indagare. Come mai? Usi dei contraccettivi? E c’è sempre sto cazzo di demonio in mezzo!”.

Chi ha il coraggio di spezzare questo legame è coperto da insulti e maledizioni. Alcuni lasciano temendo lo scherno o i ricatti perché hanno affidato i segreti più reconditi nelle mani dei fratelli. È palpabile nelle parole di Mario lo smarrimento di chi ha perso le redini della sua vita, sospeso in un vortice di emozioni che travolgono: “Chi attacca l’idolo del Cammino può rimanere schiacciato. Sono potenti a livello sociale. Ho visto sacerdoti e vicari trasferiti. Certo sei libero di lasciare, ma ti ricordano chi eri, cosa hai combinato, perché sanno tutto di te. Ti fanno sentire una merda: eri solo un adultero, un drogato… Loro diventano i gestori della tua famiglia, ti dicono se tenere a casa tua madre o no, se lasciare i tuoi perché contrastano il Cammino. Solo un fratello può capire i problemi di un altro fratello. In comunità avevamo tutto: il nostro psicologo, il medico e l’avvocato”. Colgo che il bozzolo che racchiude i seguaci ha una trama fitta. Lì dentro lentamente prende forma l’uomo nuovo, avvolto da pareti protettive. Qualcuno però sente il bozzolo troppo stretto e decide di uscire per rimettersi addosso gli stracci logori e sfilacciati dell’uomo vecchio. Camminerà con le sue infinite debolezze. Ma senza catene.

(L'articolo completo di Marta Faita è sul
sito web del mensile QT Questo Trentino)

domenica 12 gennaio 2014

«Il vescovo aveva il dente avvelenato nei confronti dei neocatecumenali»

Nell'ottobre del 2008, mio zio prete compiva 50 anni di sacerdozio. Per l'occasione, la Curia di Napoli offriva un pranzo per i sacerdoti che avevano raggiunto tale meta. L'appuntamento per il lieto evento era in un dato luogo di Napoli: un pulmino della Curia, col vescovo, avrebbe prelevato i preti per portarli a destinazione.
Così andarono, più o meno, le cose.

Fate largo! Arrivano i neocatecumenali!
Il pulmino era pieno e, l'unico posto libero, era davanti, proprio vicino al vescovo: mio zio andò a sedersi di fianco al vescovo. Da premettere che non è mai stato tenuto in grande considerazione da parte delle “alte sfere”... Durante il tragitto, molto casualmente, ma molto opportunamente, il vescovo prese a lamentarsi dei neocatecumeni: “Il vescovo aveva il dente avvelenato nei confronti dei neocatecumeni...”, mi riferì mio zio. E lui che aveva frequentato comunità neocatecumenali sin dal 1982, trovò pacifico prenderne le difese, motivando tutta una serie di argomentazioni a loro favore.
Ora, per chi abbia un po' di senso critico, non è difficile notare le storture di questa setta, perché di setta si tratta, primo fra tutti l'obbligo alla segretezza e all'obbedienza, con tutto quello che ne consegue. La maggior parte delle “riunioni” dei neocatecumeni si tengono a porte chiuse e dato che costoro utilizzano le strutture e gli spazi che le parrocchie di riferimento gli mettono a disposizione, va da sé che la gerarchia ecclesiastica può solo fingere di non vedere (non sentire e non parlare) nei confronti delle merdate che la setta mette a segno in tal modo.

(...)

Kiko: «attento, vescovo!»
Kiko Arguello era un pittore esistenzialista. Kiko Arguello, pur vivendo nella cattolicissima e fascistissima (a quei tempi) Spagna, si era dimenticato di Dio.
Dio era molto adirato con Kiko Arguello.
Dio era molto preoccupato per quella pecorella nera così sbiadita...
Dio aveva perso da tempo la pazienza con Kiko Arguello, ed è risaputo quanto Dio possa diventare vendicativo e rancoroso quando perde la pazienza (a volte è peggio di un bambino viziato)...

Per fortuna un giorno Kiko Arguello si convertì. Smise di dipingere seguendo unicamente le sue emozioni e cominciò a seguire la parola (il verbo) dandosi all'apostolato e alla sua convinta diffusione. Fondò un movimento, anzi una vera e propria setta cattolica, quel Cammino Neocatecumenale che tanto fa parlare di sé, in realtà è solo un Opus Dei in chiave minore, ovvero alta manipolazione rivolta al ceto medio anziché alla finanza...

Oggi Kiko Arguello suona, canta e balla ed è a capo di una multinazionale del sacro che conta migliaia di fedeli in tutto il mondo. Inoltre è diventato un santino pop ante litteram (molto prima di accomodarsi alla destra del Padre) a cui i suoi seguaci rivolgono appassionate orazioni.

(citazioni reperite da: www.santuomo.blogspot.com)

venerdì 10 gennaio 2014

I kikos odiano l'Atto di dolore

I neocatecumenali disprezzano l'atto di dolore e vanno dicendo fandonie tipo: "Dio non può essere offeso".

Carmen e don Pezzi
Carmen Hernàndez, iniziatrice del Cammino Neocatecumenale, negli Orientamenti per le équipes di catechisti del 1972, dice:
Le persone si chiedono se è possibile offendere solo Dio. La domanda è posta così perché abbiamo una concezione verticale del peccato, individualista: che siamo noi che offendiamo, in maniera particolare Dio, come se il peccato fosse un'offesa a Dio, nel senso di rubare a Dio la sua gloria. Accreditiamo l'ipotesi che possiamo causare danno a Dio. La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può causare danno a Dio. Dio non può essere offeso nel senso di togliere a Lui la gloria, perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe più Dio.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice il contrario:
1850. Il peccato è un'offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto » (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori.

I neocatecumenali disprezzano l'Atto di dolore e si rifiutano di recitarlo:
Deus meus,
ex toto corde poenitet me omnium meorum peccatorum,
eaque detestor, quia peccando,
non solum poenas a Te iuste statutas promeritus sum,
sed praesertim quia offendi Te,
summum bonum, ac dignum qui super omnia diligaris.
Ideo firmiter propono, adiuvante gratia Tua,
de cetero me non peccaturum peccandique
occasiones proximas fugiturum.
Amen.
Dio mio,
mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi,
e molto più perché ho offeso Te,
infinitamente buono e giusto
e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col tuo santo aiuto
di non offenderti mai più
e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Amen.


Qui sotto alcune testimonianze e commenti.

Da FDF:
Sai quanti NC di alto livello disprezzano l'Atto di Dolore? Uno, parlando con me, si fece delle grandi risate sull'Atto di Dolore alle parole:
"perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te"...

Da mic:
Come teologa, davvero carente, Carmen non sa che si distingue la gloria intrinseca di Dio - invulnerabile, infinita e immutabile - dalla gloria estrinseca di Dio, gloria che può essere maggiore o minore, e che risulta diminuita a causa dei peccati degli uomini. Per questo S. Ignazio ha scelto per la Compagnia di Gesù il motto "Ad maiorem gloriam Dei", affermando che essa avrebbe dovuto lottare per la "maggior gloria di Dio".

Del resto, basta notare quanto il peccato in qualche modo escluda dalle situazioni della storia individuale e collettiva la "Presenza" del Signore, basta vedere il vuoto e i drammi umani e sociali di questo nostro mondo in cui si è perso il senso del peccato. E purtroppo si è perso il senso del peccato come responsabilità individuale, perché è sempre una mancata risposta alla chiamata costante di Dio alla conversione e al progetto che Egli ha per ognuno di noi. Questo non esclude né un ambito comunitario e sociale né la nostra responsabilità anche nei confronti del prossimo; ma tutto è fondato nel rapporto IO-TU che ogni creatura ha col suo Signore, un rapporto che può anche arricchirsi in ambito comunitario (ek-lesìa = la Chiesa di coloro raccolti insieme in comunione nel Signore) per poi dispiegarsi nelle relazioni interpersonali e nelle scelte individuali e collettive; ma è innanzitutto un rapporto pieno e profondo individuale, non di gruppo né in simbiosi. Il Signore ha creato e vuole relazionarsi con delle persone, non con dei burattini.
Il Sacro Cuore di Gesù è un cuore vivo, che gioisce per le cose belle che facciamo e si rattrista per i peccati. In questo senso, il peccato è un'offesa, eccome se è un'offesa... oltre a offendere Colui che è il Sommo Bene, rompe la comunione tra l'uomo e Dio e quindi, senza mezzi giri di parole, offende anche la dignità umana dal momento che l'uomo è tempio del Dio vivente. Duplice offesa, quindi. È ovvio che il peccato ha anche una ripercussione sociale, ma questa è una dimensione successiva, che non sostituisce ma si va aggiungere a quella individuale.
Lo stesso Gesù nel Vangelo dice: "C'è più gioia nel cielo per un peccatore che si converte che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione". Dunque se c'è gioia, va da sé che c'è anche tristezza se non camminiamo nella retta via. Poi è ovvio che si potrebbe discutere anche del fatto che ogni peccato è un altro chiodo conficcato in quella Croce e su quella croce Gesù non ha fatto salti di gioia, mi pare, ma ha gridato, magari pianto... sofferto per tanta indifferenza...
Come può non soffrire tuttora per i tanti peccati che commettiamo?

Come si può rifiutare di dire, ma soprattutto di interiorizzare, l'atto di dolore per i propri peccati, con i quali rompiamo l'ordine mirabile e il progetto che Dio ha inscritto nella sua creazione?

Da Sebastian:
Come ha scritto giustamente FDF: nel CN molti disprezzano l'Atto di Dolore.
A cominciare dai preti, che non chiedono mai di recitarlo durante la confessione.
Nella mia parrocchia, dove il catechismo della comunione è organizzato dai NC, ai bambini non viene insegnata questa preghiera (io stesso ho fatto il catechista ai bambini).
Molti si vantano di non conoscerla.
E se capita che in una confessione gli viene richiesto l'atto di dolore, recitano il Confesso.

E come potrebbe essere altrimenti?

"... mi pento e mi dolgo dei miei peccati...": perché pentirsi e dolersi per qualcosa che è inevitabile fare? Secondo i neocatecumenali siamo schiavi del demonio, è impossibile non peccare!

"...peccando ho meritato i tuoi castighi...": secondo i neocatecumenali i castighi di Dio sono inevitabili! Dio manda le disgrazie per convertire le persone, queste non sono mica una conseguenza del peccato (proprio e altrui)!

"...ho offeso te...": ma secondo i neocatecumenali Dio mica si offende, se no non sarebbe Dio!

"...propongo con il tuo santo aiuto...": ma secondo i neocatecumenali l'uomo essendo schiavo del demonio non può fare il bene, non ha senso impegnarsi per il bene!

mercoledì 8 gennaio 2014

"Eretici rispetto a Kiko"

Un "catechista di settore" neocatecumenale di Roma, in privato, parlando a me e mia moglie, si definì un “eretico” perché dissentiva dalla modalità imposta da Kiko per portare avanti le convivenze di riporto.

Ci si può sentire “eretici rispetto a Kiko”, ma eretici rispetto al resto del mondo cattolico è un pensiero che non sembra sfiorare il neocatecumenale allineato.
(da: "H.")

Sant'Atanasio schiaccia l'eretico.
Notate l'eretico che implora di tacere sugli "arcani"...

lunedì 6 gennaio 2014

Una risposta sul Cammino e sulle decime

Faccio una semplice domanda, il blog si chiama "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale secondo verità", chiedo quindi, ma la "verità" di chi? Ovviamente di chi gestisce il Blog che è palesemente contro il CNC. Non sarebbe quindi più giusto chiamarlo "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale secondo un modo di vedere".

Mi sembra che qui ci siano tante persone che commettono gli stessi errori di cui accusano il CNC.

I miei vicini sono neocatecumenali e sono persone normalissime per nulla invasate.

Certo in CNC non è per tutti, come essere di CL (Anche i ciellini fanno la decima), o focalarini, di un altro movimento.
La chiesa è bella per questo!

Carlo (Focolarino)

Carlo,

permettimi di risponderti estesamente a nome dei collaboratori di questo blog.

Se sei cattolico, sai già che la verità è una sola, e che l'espressione «la tua verità» è un furbo gioco di parole per intendere «la tua opinione».

Questo blog non è fondato sulle opinioni ma su quattro fonti che sfidiamo tutti a verificare:
  1. sulle esternazioni dei due fondatori del Cammino, Kiko Argüello e Carmen Hernàndez
  2. sui documenti ufficiali della Chiesa (il Catechismo, il Vaticano II, le encicliche, eccetera)
  3. sulle parole dei Papi e dei Vescovi
  4. sulle testimonianze di chi ha avuto a che fare col Cammino (in particolare con chi ha fatto il Cammino per interi decenni).

Ti faccio qualche esempio di questi quattro punti:

Gesto di sfida e di ribellione: la
Comunione "a braccia conserte"
1) il laico Kiko si vanta di aver «esorcizzato la Cina». Lo puoi ascoltare tu stesso su diversi video su Youtube nel link che ti ho appena segnalato. Sul sito ufficiale del Cammino Neocatecumenale puoi leggere il discorso della Carmen Hernàndez nel quale osa promettere un «futuro immenso» ad un Pontificio Consiglio che avesse appoggiato il Cammino.

2) il Concilio Vaticano II esorta a dare al canto gregoriano un posto preminente (cfr. Sacrosanctum Concilium n.116) e di curare e incrementare il patrimonio della musica sacra (n.114). Nelle liturgie del Cammino Neocatecumenale gli unici canti ammessi sono esclusivamente quelli composti dal fondatore Kiko.

3) Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, pur avendo sempre paternamente incoraggiato il Cammino in ogni modo, ne hanno criticato le liturgie e hanno comandato di correggerle tornando al Messale Romano senza aggiunte né omissioni. Ancor oggi i neocatecumenali non hanno ubbidito. Anzi: Kiko, nella "convivenza" a Madrid coi caporioni del Cammino a settembre 2011, si vantava di aver detto ad un cardinale: «guardate come facciamo la Comunione seduti».

4) da decenni (non da ieri) giungono tantissime testimonianze negative sul Cammino. Tra le tante ti voglio segnalare quella di uno che è stato "catechista itinerante" (figura importante e a contatto con Kiko stesso), e che dopo 22 anni di Cammino ha deciso di lasciare. In un libro autobiografico esprime la triste realtà del Cammino e l'idolatria di Kiko e Carmen che vige ancor oggi.

Sono solo degli esempi, tutti verificabili.

Ti invito dunque a non confondere la verità con le opinioni. Non siamo noi ad essere "contro il Cammino": lo sono invece le «decisioni del Santo Padre», lo sono lo Statuto del Cammino, lo sono i documenti del Vaticano II e i documenti liturgici, eccetera. Le testimonianze, poi, sono solo la conferma di tutto questo.

Qui non presentiamo un "modo di vedere": qui ti presentiamo dei fatti concreti e ti invitiamo a verificarli.

Verificare significa esaminarli indipendentemente da noi che te li abbiamo segnalati.

Il santino di san Kiko,
col marchio aziendale in alto a sinistra
Per esempio: quello del video dove Kiko manda le ragazze "cefale" in Cina ad attirare i cinesi "cefali" alle catechesi neocatecumenali, è Kiko o non è Kiko? Si tratta dopotutto di un video inviato da un fratello neocatecumenale (che si firmava Terebinto). Quelli nella piazza che lo ascoltano, sono neocatecumenali o no? In cosa consiste la missione in Cina a cui Kiko sta invitando le "cefale"?

Tu dici di essere focolarino. Ti è mai capitato di sentir parlare di tua figlia come di una "cefala" da spedire dall'altra parte del pianeta per «attirare i cefali»? Hai mai sentito un alto esponente del tuo movimento (o addirittura la fondatrice) parlare in quel modo della missionarietà e di tua figlia?

Ti è mai capitato un vescovo che mettesse nero su bianco che il tuo movimento va «difeso contro l'orgoglio e l'arroganza dei suoi leader»? Il Papa ha mai rimproverato al tuo movimento di seguire la liturgia «senza aggiunte né omissioni» e di ricordare che l'omelia spetta al ministro consacrato (sacerdote o diacono) anziché ai laici?

Ora, è vero che nella Chiesa ci sono tante persone che commettono gli stessi errori del Cammino Neocatecumenale. Ma tali persone sono "sparpagliate", non sono organizzate in un movimento, mentre il Cammino è fondato proprio su quegli errori e noi che li conosciamo bene non possiamo tacere, altrimenti ne saremmo complici.

Nel corso degli anni abbiamo presentato molte volte documentate denunce alle autorità ecclesiastiche (soprattutto con materiale non pubblicabile su un blog per ovvi motivi di privacy) ma il solo denunciare non basta. Occorre far conoscere le sistematiche storture del Cammino per far ridiventare sano il Cammino.

Questo blog è solo uno strumento di discussione staccato dai meccanismi della propaganda neocatecumenale. Nel nostro piccolo, tentiamo di gettare un po' di luce sulla vera realtà del Cammino, a beneficio dei tanti fratelli che il Cammino opprime (spiritualmente e materialmente).

Quando tu affermi che il CNC non è "per tutti", stai dicendo una cosa oggettivamente banale e sbagliata.

Tribalismo liturgico neocatecumenale
Il Cammino Neocatecumenale è fondato su strafalcioni liturgici (condannati dal Papa e dallo stesso Statuto del Cammino) e su emerite corbellerie dottrinali.

Affermando che il Cammino "non è per tutti", cosa volevi intendere? Che esisterebbero alcuni per i quali sarebbero adatti gli errori e gli strafalcioni?

Vedi, lo scopo di un qualsiasi percorso di fede (CL, focolare, Regnum Christi, eccetera) è di portare le anime alla fede della Chiesa. Con le loro peculiarità, i loro limiti e i loro problemi, i movimenti ecclesiali tendono tutti a questo. Il Cammino no. Il Cammino è fondato sulle ambiguità di quei due spagnoli. Seguire il Cammino, anche in buona fede, non porta alla fede della Chiesa: altrimenti i neocatecumenali non avrebbero bisogno di imporre il kikismo-carmenismo dovunque vanno, ma promuoverebbero direttamente la parte di Chiesa che c'è già.

Il Cammino, con le sue storture dottrinali, con le sue aberrazioni liturgiche, con l'«orgoglio e l'arroganza dei suoi leader», come può mai essere un dono dello Spirito?

Come può mai essere messo sullo stesso piano degli altri movimenti ecclesiali?

Infine, un piccolo esempio per aprirti gli occhi: hai parlato della "decima" che c'è anche in CL (ma non hai parlato della "decima" del Focolare), ma non sapevi che:

- nel Cammino è prestabilita: il dieci per cento di tutto ciò che guadagni (escluse le altre offerte e raccolte fondi)

- invece in CL la stabilisce il singolo a sua discrezione e senza neppure farlo sapere agli altri

Kiko all'ambone,
con crocifero e candelieri
- nel Cammino è obbligatorio versarla mese per mese, con il pubblico rituale del mettere il "malloppo" nel "sacco nero"

- invece in CL non è obbligatoria (chi non è iscritto alla Fraternità di CL, cioè il 90% dei ciellini, non la versa e non ha alcun obbligo)

- nel Cammino la "decima" è obbligatoria nonostante non sia menzionata nello Statuto del CN

- invece in CL lo Statuto della Fraternità la prevede ufficialmente (chiamandola non "decima" ma "fondo comune")

- nel Cammino la "decima" è un elemento fondamentale (a costo di tenere all'oscuro il coniuge dei soldi versati)

- invece in CL invece è solo simbolica (in CL ti dicono che non è importante quanti soldi mandi, ma solo la puntuale "fedeltà al gesto" simbolico; tanto più che si può cambiare a piacere - anche diminuendo - la quota personalmente scelta)

- nel Cammino si viene controllati se la si paga o no (ed abbiamo numerosissime testimonianze che confermano che se non paghi «ti individuano e te la fanno pagare cara»)

- invece in CL il massimo che si viene a sapere è che nel sud Italia il trenta-quaranta per cento degli iscritti non ha versato niente per interi anni.

«Attento, vescovo!»
Ti sfido a verificare tutto questo. Per esempio, ti sfido a trovare un neocatecumenale che per uno o due anni abbia versato la propria "decima" non al Cammino, ma -per esempio- ad un monastero di clausura in cui non ci sia alcuna traccia di neocatecumenalismo. Ti sfido a trovare un cosiddetto "catechista" del Cammino che dica che i soldi non è importante darli al Cammino ma usarli per rendere gloria a Dio.

Ti invito a riflettere su quale dei due atteggiamenti (la "decima" neocatecumenale e la "decima" ciellina) sia il più cristianamente equilibrato e rispettoso della libertà dei singoli, e di riflettere sul perché tu nel Focolare riconosca il migliore di quei due atteggiamenti.

Si potrebbe continuare a lungo, dimostrando in modo ancora più incontrovertibile che mentre nei movimenti ecclesiali (con tutti i loro possibili limiti) si fa appello alla sensibilità e alla libertà dei singoli, nel Cammino si calpesta la sensibilità, si opprimono i singoli, si obbliga a idolatrare i fondatori.

sabato 4 gennaio 2014

RICA, catecumeni e confessioni pubbliche: facciamo un po' di chiarezza

Spesso i neocatecumenali affermano che gli “scrutini” del Cammino sarebbero uguali al RICA (Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti, anche conosciuto con la sigla OICA), ma ciò è falso.

Carmen Hernàndez
Va anzitutto detto che nel Cammino si rispetta solo la struttura del RICA (con tre “scrutini”, consegna e riconsegna del Simbolo e del Padre Nostro), ma non il contenuto. Il RICA, come “scrutinio”, intende semplicemente una preghiera, durante la Messa, che comprende una invocazione, un esorcismo con alcuni responsori, e il congedo del catecumeno. Conosco bene questo rito, giacché vi ho partecipato in Roma. Il tutto è durato poco, assai brevemente, solo il tempo delle preghiere e di un piccolo fervorino del sacerdote. Il RICA non è affatto identico alla prassi neocatecumenale.

A quanto risulta dalle testimonianze dirette e dalla lettura dei vari testi del Cammino, invece, ci sono parecchie aggiunte agli “scrutini” neocatecumenali. Ad esempio la pratica di svolgere questionari e di essere interrogati sugli stessi, con il cosiddetto “obbligo” di rispondere. Spiace dirlo, ma una simile pratica è una forma di confessione pubblica poiché chi è sorteggiato a leggere le sue risposte accusa i propri peccati.

Varie sono le giustificazioni addotte: ad esempio che tale metodo rende i membri più legati alla comunità e aumenta la fratellanza e la vicinanza (ma sono gli stessi argomenti per qualificare un comportamento settario: se tutti conoscono i miei peggiori peccati, se mi allontano dalla comunità potrebbero vendicarsi facendoli conoscere). Altri hanno detto in tono accusatorio che chi ha vergogna di riconoscersi peccatore di fronte ai fratelli è un cattivo cristiano, e non ha compreso il valore ecclesiale del sacramento della penitenza che, stando agli insegnamenti della Hernández, "iniziatrice" del Cammino insieme a Kiko:
- sarebbe stata introdotta dalla Chiesa solo attorno al V-VI secolo (poiché secondo lei fino a quel momento l'unica remissione dei peccati sarebbe stata il battesimo stesso, nonostante nel Vangelo si legga «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi», Gv 20,23);
- sarebbe avvenuta pubblicamente nei primi secoli solo per togliere la “scomunica”, in quanto scomunica e anti-scomunica sarebbero state le uniche forme all'epoca conosciute di pena per il peccato, non «grazia» e «perdita dello stato di grazia», ossia la prima chiesa avrebbe avuto solo un foro “esterno” e non un foro “interno”.
Queste idiozie, in voga negli anni '70 presso liturgisti eretici come Bouyer, hanno avuto il demerito di aver spostato la teologia dell'ecclesialità dal concetto di «Corpo Mistico», al concetto di «assemblea». Tristissime sono le parole della Hernández, laddove critica la confessione auricolare, come forma di “privatizzazione del sacramento” che come tale avrebbe da essere (secondo lei) comunitario. Ma ciò è un grave errore: il sacramento è «ecclesiale», non «comunitario», cioè è celebrato dalla Chiesa attraverso il ministro che agisce in persona Christi, ossia nella persona del capo della Chiesa, e delle membra tutte a lui congiunte. Un sacramento celebrato da una o due sole persone (una messa “privata”, una confessione auricolare) ha il medesimo grado di ecclesialità di un sacramento celebrato di fronte ad un milione di persone (come la Messa al Marienfeld). La motivazione è semplice: il celebrante è sempre Cristo, ossia tutto il corpo mistico.

Kiko Argüello
Assistiamo però ad una conversio ad materiam (specialmente nel Cammino): il simbolo (l'assemblea) diventa il significato (la Chiesa). Ma l'assemblea non è la Chiesa: fossero anche tutti in grazia di Dio e non scomunicati latae sententiae (cosa assai poco frequente, specialmente oggi), sarebbero una porzione piccola e numerica della Chiesa, che comprende anche gli assenti, i purganti e i beati, la Madonna, gli angeli e Gesù.

Alla luce di quanto detto inizialmente, si capisce il motivo dell'insistenza del Cammino sull'assemblea. Se il Cammino intende rivolgersi ai disadattati e a coloro che non hanno più fede, l'uso di simboli concreti può essere più utile di molta teoria. Purché non si prendano abbagli e non si commettano abusi, però: se uno a furia di sentir dire che la Chiesa è la comunità, alla fine, invece di capire che si usa un simbolo, pensa che la Chiesa sia davvero il gruppetto di persone della comunità. Purtroppo questi errori ed abbagli sono proprio ciò che è pressoché sistematicamente avvenuto, confermando che nel Cammino qualcosa non ha funzionato.

Riguardo alla confessione pubblica occorre dire che storicamente essa non è praticamente mai esistita, ed i rarissimi casi (assai circoscritti, e comunque ascrivibili a comportamento “da setta”) sono stati purtroppo esaltati negli anni recenti da alcuni teologi progressisti in vena di novità esotiche. I liturgisti modernisti la confondono con l'accusa generica dei peccati, che invece è una tradizione apostolica (il Confiteor, per intenderci, dove ci si riconosce peccatori genericamente). La confessione dei singoli peccati, invece, è sempre avvenuta in forma auricolare, e privata. È anzi un grave peccato di scandalo il dare pubblicità della propria condotta morale, per azioni di qualsiasi gravità. Inoltre è – ovviamente – contrario alla prassi della Chiesa, che custodisce il foro interno come luogo unicamente conosciuto da Dio, imponendo il segreto confessionale (anche a chi ascolta la confessione senza essere prete) sia al penitente che al confessore usque ad effusionem sanguinis (a costo di rimetterci le penne).

È perciò assolutamente impossibile l'eventualità di una accusa di fronte a terze persone, oltre che del tutto ingiustificabile. Anche nel caso di riconciliazione collettiva di più penitenti (in casi di imminente pericolo di morte) non vi è mai, né vi fu mai, il caso di una accusa pubblica dei peccati con l'eventuale rinvio ad un secondo momento la confessione privata. Infatti la possibilità dell'assoluzione generale pubblica senza le singole confessioni private non esime dal dovere di confessare privatamente appena possibile i peccati rimessi con la riconciliazione collettiva (in alcuni posti dell'America Latina questa possibilità viene abusata per il motivo opposto: assolvere in fretta molte persone senza dover ascoltare le singole confessioni).

Il "profeta" Kiko si degna di porgere
la propria "reliquia" ai suoi fedeli
per farla baciare
Le confessioni pubbliche sono uno degli abusi più gravi del Cammino, urgentemente ed assolutamente da sanare.

Torniamo al RICA: applicare le categorie del RICA agli “scrutini” del Cammino, oltre che inutile è anche fuorviante. Il RICA è espressione di un'antica prassi nella Chiesa, quella dell'iniziazione degli adulti. Fu abbandonata, per il semplice motivo che la Chiesa, consolidandosi, era diventata la religione universale ed il battesimo cominciò ad essere amministrato subito, nei primi giorni di vita dei bambini. Una preparazione al battesimo era diventata inutile quindi per due motivi: non c'erano più catecumeni, giacché si nasceva già cattolici, e non serviva un percorso per arrivare al battesimo, dato che era dato nell'infanzia con l'educazione della famiglia.

Oggi molti cristiani hanno apostatato (formalmente o praticamente) e non battezzano più i figli, per cui è tornato utile rispolverare tale pratica poiché sono con ciò ricomparsi i catecumeni (non quelli del Cammino, eh!)

La mancanza del catecumenato fino a tempi recenti non era un fattore negativo: si suppliva con la preparazione alla Cresima, e con una fervente e partecipata vita cristiana che durava l'intero arco dell'esistenza. Oggi il catecumenato è riservato, come un tempo, ai soli candidati all'ingresso nella religione cattolica, cioè quelli che ancora non hanno ricevuto il battesimo.

Chi per grazia di Dio ha già ricevuto il battesimo non può né deve tornare catecumeno. Non deve, perché non ci si può preparare a ricevere una cosa già ricevuta; non può, perché il catecumenato è formalmente un “ordine”, una classe di persone, che sono fuori dalla Chiesa, ma unite almeno in voto ad essa, e in cui si entra con un rito formale.

Il Cammino Neocatecumenale ha voluto copiare la prassi del catecumenato, riproponendola per chi aveva già ricevuto il battesimo. Ma l'essere membri del Cammino non significa affatto essere dei catecumeni, anche se ci si chiama così (ecco perché per qualificare i membri del Cammino è meglio il termine neocatecumenali anziché “neocatecumeni” o “catecumeni”).

Evangelizzazione neocatecumenale:
il carisma della chiassata
Giudico inoltre altamente inopportuno atteggiarsi a chi non ha ancora ricevuto la grazia del Battesimo ed il carattere di Figli di Dio, da parte di chi è già battezzato. Chi ha ricevuto il battesimo merita di essere incoraggiato e sostenuto nella dignità che ha, non di essere degradato a “non cattolico” in una prassi ambigua, oltretutto facendo delle bizzarre commistioni: i catecumeni non potevano partecipare alla Messa, ma solo alle letture, né potevano avere ruoli nella chiesa, mentre i neocatecumenali suppliscono a ciò con la partecipazione ad una Messa con numerose decurtazioni a seconda dei gradi di neocatecumenato, e ammettono i neocatecumenali ad avere dei ruoli attivi, come quello di catechista.

Quest'ammaccata copiatura dell'iniziazione cristiana non ha molto senso; credo possa ben essere sostituita da un approccio differente, di riscoperta della Cresima, ossia di scoperta di confermazione del proprio essere cattolici, e non di una cosa che ha già operato, “ex opere operato”. Ma ovviamente tale riscoperta non dovrà avvenire con catechesi contenenti un nugolo allucinante di errori ed eresie.

In ogni caso credo che sia sommamente inopportuno scimmiottare dei riti della Chiesa (vale per i sacramenti, per il RICA, ecc. ecc.), e riformarli secondo il proprio gusto personale, togliendo questo perché “ha poco senso”, quello “perché è brutto”, quell'altro “perché si farà più avanti”.

È infine da sottolineare che in passato l'atteggiamento di molti neocatecumenali era totalitario, non possibilista ed umile come oggi piacevolmente può capitare di constatare (sempre col rischio di incappare in qualche caso di persona che utilizza un puro formulario, un galateo ipocrita, un linguaggio “politico” per dare l'impressione di un'umiltà che non c'è). Il Cammino veniva presentato come l'élite del cattolicesimo, o almeno il modo per essere degni di questo nome, degradando gli altri a massa informe di pecoroni da “Messa la domenica e stop”. Ovviamente c'è molto altro, oltre al Cammino Neocatecumenale: mille sono i modi di essere cattolico in modo sano e pieno, senza frequentare Argüello e seguaci con annesse catechesi e canti. Se i santi del passato (e del passato prossimo) sono diventati santi senza RICA e senza Cammino, significa che il Cammino, una volta ripulito da tutti gli errori e gli abusi, potrebbe essere utile ma non indispensabile.

Sarebbe oltremodo opportuno riflettere e spiegare, che la vita cristiana è una vita di coerenza a Cristo e non ad un gruppo, e che l'espressione “itinerario di formazione cristiana valida per l'uomo di oggi” non ha carattere di esclusività, non è la pratica per l'uomo di oggi.